Maternità e carriera, perchè in Italia è ancora così difficile?

L’ultima indagine condotta dall’Ispettorato del Lavoro (INL), in collaborazione con l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), ha rivelato un notevole aumento delle dimissioni volontarie tra le madri lavoratrici in Italia. Secondo il rapporto, ben 44.699 madri hanno scelto di abbandonare il proprio impiego, un dato significativamente superiore ai 16.692 padri che hanno preso una decisione simile. Ciò significa che gli ostacoli nel conciliare vita privata e vita lavorativa sono decisamente superiori per le donne che vogliono avere una famiglia.

Le dimissioni riguardano soprattutto impiegati e operai

Questo trend emerge chiaramente nell’analisi delle dimissioni verificatesi nei primi tre anni di vita dei figli. Il documento sottolinea una crescente difficoltà per le donne nel conciliare le responsabilità professionali con quelle familiari. Tra le categorie professionali più coinvolte, spiccano gli impiegati (30.299) e gli operai (26.471), con il 65,8% delle dimissioni che riguardano lavoratori a tempo pieno. 

Passaggio a un’altra azienda e problematiche familiari alla base delle dimissioni

Le ragioni alla base di tali decisioni sono molteplici: il 37,5% delle dimissioni è dovuto al passaggio presso un’altra azienda, mentre il 32,2% è attribuibile alle sfide nella gestione del lavoro e delle cure dei figli. In particolare, la difficoltà nel trovare un equilibrio tra le esigenze professionali e familiari emerge come la causa principale, rappresentando il 49,8% delle motivazioni totali. Ma la situazione è molo diversa a seconda del genere.

Le motivazioni dell’addio al lavoro sono diverse fra uomini e donne

Il rapporto mette in luce anche un evidente divario di genere nelle motivazioni delle dimissioni. Le lavoratrici madri tendono a dimettersi principalmente a causa delle difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, spesso aggravate dalla mancanza di servizi adeguati e da problematiche organizzative sul luogo di lavoro. Al contrario, per i padri, le ragioni principali sono più strettamente legate a questioni professionali.

Conciliare vita professionale e familiare

Questi dati pongono in evidenza l’urgente necessità di affrontare la questione della conciliazione tra vita professionale e familiare, in particolare per le lavoratrici madri, sottolineando l’importanza di politiche di supporto più efficaci e di un rinnovato impegno nel promuovere un ambiente lavorativo equilibrato e inclusivo. A oggi, le condizioni purtroppo non ci sono: i numeri parlano chiaro.

5 Motivi per investire in un impianto fotovoltaico se vivi in Piemonte

Nel contesto attuale della crescente consapevolezza ambientale nei cittadini e della ricerca di soluzioni energetiche sostenibili, il Piemonte emerge come una regione che sta sempre più diventando terreno fertile per l’adozione di tecnologie green.

In questo scenario, gli impianti fotovoltaici rappresentano una soluzione chiave per sfruttare al meglio l’energia solare, riducendo l’impatto ambientale e generando benefici economici a lungo termine.

In particolar modo abbiamo deciso di evidenziare i cinque motivi più convincenti per cui investire in un impianto fotovoltaico in Piemonte, dato che ciò non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale, ma offre anche vantaggi significativi dal punto di vista economico, fiscale e pratico, trasformando il modo in cui gli edifici impattano sul consumo energetico nella regione.

Sostenibilità ambientale: riduzione dell’impatto ambientale

Il Piemonte si presta perfettamente all’adozione di soluzioni energetiche sostenibili. Gli impianti fotovoltaici rappresentano al momento uno dei modi più efficaci per ridurre l’impatto ambientale derivante dall’uso di fonti energetiche non rinnovabili.

Convertendo l’energia solare in elettricità, si riducono le emissioni nocive di CO2 e si contribuisce attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico.

Investire in un impianto fotovoltaico significa quindi adottare un approccio responsabile verso l’ambiente, garantendo un futuro più pulito e sostenibile al territorio Piemontese anche per le generazioni future.

Risparmio energetico a lungo termine: riduzione delle bollette energetiche

Uno dei motivi più interessanti per investire in un impianto fotovoltaico è il risparmio energetico a lungo termine.

Una volta installato infatti, l’impianto sfrutta gratuitamente l’energia solare, riducendo significativamente la dipendenza dalle forniture energetiche esterne e, di conseguenza, tagliando le bollette elettriche.

Il Piemonte, con le sue giornate soleggiate e la buona esposizione al sole, offre un ambiente ideale per massimizzare la produzione di energia solare. Torino ad esempio, gode di circa 331 ore di sole in media al mese.

Questo si traduce in un notevole risparmio economico nel tempo, offrendo un ritorno sull’investimento che si materializza nel minor costo dell’approvvigionamento elettrico.

Incentivi e agevolazioni fiscali: opportunità da non perdere

La regione Piemonte ed il governo nazionale offrono una serie di incentivi e agevolazioni fiscali per chi decide di investire in energie rinnovabili, tra cui gli impianti fotovoltaici.

Dall’ecobonus al Superbonus, passando per gli incentivi regionali, è possibile accedere a finanziamenti agevolati, detrazioni fiscali e contributi che rendono l’installazione di un impianto fotovoltaico un investimento ancora più conveniente.

È fondamentale informarsi correttamente su tutte le opportunità disponibili: in questo caso, se vivi nel capoluogo, il consiglio è quello di rivolgersi ad una azienda che produce ed installa impianti fotovoltaici a Torino per conoscere in dettaglio tutte le agevolazioni disponibili.

Aumento del valore immobiliare: investimento al termine

Investire in un impianto fotovoltaico non porta soltanto benefici immediati in termini di risparmio energetico, ma può anche aumentare il valore immobiliare di una abitazione o proprietà.

Le case dotate di impianti fotovoltaici diventano più appetibili sul mercato immobiliare poiché offrono una soluzione energetica sostenibile e un risparmio garantito sulle bollette.

Sempre più spesso infatti, i potenziali acquirenti sono più inclini a valutare positivamente le proprietà che offrono buone prestazioni dal punto di vista energetico e ambientale.

Indipendenza energetica: sicurezza e autonomia

Vivere in Piemonte ed usufruire di un impianto fotovoltaico significa anche godere di una maggiore sicurezza energetica. Se hai un impianto con accumulo ad esempio, il fotovoltaico offre un certo grado di autonomia, utile specialmente durante blackout o interruzioni nella fornitura di energia elettrica.

Questa indipendenza energetica dona tranquillità, consentendo di continuare a usufruire dell’energia elettrica prodotta localmente, riducendo al minimo l’impatto di eventuali interruzioni esterne.

In sintesi, investire in un impianto fotovoltaico nella regione Piemonte non solo contribuisce alla sostenibilità ambientale ma offre anche vantaggi economici a lungo termine, oltre ad aumentare il valore immobiliare dell’edificio.

Questo è un passo importante verso un futuro più verde e sostenibile, la strada da percorrere per un pianeta più in salute anche per le generazioni future.

Cambiare o trovare lavoro? Natale è il momento giusto per le ricerche

Natale è uno dei periodi dell’anno privilegiati per chi desidera cambiare o trovare lavoro. Come spiega Massimo Mariani, di AB Lavoro, la società di ricerca e selezione di personale qualificato, “Molti dei nostri clienti che operano in ambito retail stanno già pensando a dicembre, e proprio ora si rivolgono a noi per trovare e selezionare, spesso con qualche difficoltà, addetti alla vendita o promoter. Non possiamo negare che le opportunità stagionali abbiano dei limiti – aggiunge Mariani – ma dobbiamo anche sottolineare che, se ben sfruttate, rappresentano grandi opportunità per i più giovani, o per chi magari deve rimettersi in gioco dopo una pausa lavorativa”.

Insomma, molte aziende stanno già cercando risorse aggiuntive per coprire i picchi di lavoro, o le aperture straordinarie tipiche delle settimane che precedono le festività. E spesso, fanno fatica a ‘coprire’ le posizioni vacanti.

I lati positivi dei lavori stagionali

Il lato positivo dei lavori stagionali è anche la possibilità di farsi notare e ottenere un contratto stabile. “Non dobbiamo pensare che un’opportunità a termine non possa trasformarsi in qualcosa di più stabile, anzi – assicura Mariani -. Non sono pochi i casi in cui un candidato, dopo essersi fatto conoscere dall’azienda, sia stato ricontattato per altre collaborazioni o avuto un rinnovo di contratto. Non solo: quando i recruiter esaminano un curriculum e notano che una persona ha preferito maturare una serie di esperienze, seppur brevi, piuttosto che non lavorare, valutano molto positivamente l’attitudine del candidato, il suo impegno e la sua flessibilità”.

Un’occasione per mettersi alla prova e scoprire attitudini e predisposizioni

Mettersi alla prova con un contratto a termine all’interno di un punto vendita, inoltre, è molto utile anche per i candidati che hanno la possibilità di scoprire le loro attitudini commerciali, la predisposizione ai rapporti interpersonali o al contatto con i clienti, e in caso di negozi situati in territori ad alta densità turistica, di migliorare e allenare la conoscenza delle lingue straniere.

Per i candidati più giovani, poi, quelli che erroneamente vengono definiti ‘lavoretti’ sono un’ottima palestra per avere un primo confronto con il mondo del lavoro, per rapportarsi con colleghi, manager o responsabili e per imparare a gestire situazioni magari complesse.

Abbigliamento, gioiellerie, arredamento: cercasi commessi e promoter in tutta Italia 

“Sebbene esistano innegabili situazioni di sfruttamento – aggiunge Giacomo Grilli, di AB Lavoro – come straordinari non concordati oppure non retribuiti, turni massacranti, poca attenzione alle risorse o mancanza di formazione, se ci si affida ad aziende di ricerca e selezione accreditate e qualificate, i rischi si riducono al minimo”.

Ma in quali settori si trovano le migliori opportunità in questo momento?
Secondo AB Lavoro, negozi di abbigliamento, gioielleria, oggettistica e arredamento sono alla ricerca di personale di vendita e promoter, soprattutto per negozi e corner in centri storici o all’interno dei principali centri commerciali in tutta Italia.
Anche nell’ambito ristorazione, settore da sempre soggetto alla stagionalità, si cercano con urgenza personale di sala e di cucina, specialmente presso località turistiche, o meta di shopping nel periodo natalizio.

Mobilità precaria: come si spostano gli italiani?

La situazione di precarietà nella mobilità fotografata dall’Osservatorio Stili Mobilità, realizzato da Ipsos e Legambiente in collaborazione con Unrae, affonda le radici nell’assenza di alternative all’uso dell’auto privata per raggiungere servizi essenziali, come strutture scolastiche e mediche.
Oltre alla carenza di trasporti pubblici, o con orari poco convenienti, e l’assenza di servizi di sharing, incidono anche le condizioni economiche delle famiglie.

Le città più colpite da una condizione di precarietà nella mobilità sono Napoli, con il 34% dei cittadini che non sempre riesce a spostarsi, e Roma (33%).
A metà strada si trova Torino (28%), mentre a Milano e Bologna, con un’elevata offerta di mobilità sostenibile ed elettrica, il livello di precarietà si attesta intorno al 20-21%.

Quanto e come si muovono gli italiani?

Ogni settimana gli italiani trascorrono in media sei ore in viaggio. Il 64% dei viaggi si svolge a bordo di auto e moto di proprietà, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente. Aumenta invece l’uso medio dei mezzi pubblici e dell’auto elettrica (privata o a noleggio), passato dall’11% al 13%.

Rimangono stabili gli spostamenti sostenibili (a piedi, in bici o in monopattino elettrico), che ammontano al 22% del tempo di viaggio, mentre diminuiscono del 10% circa gli spostamenti nei giorni festivi, i primi a essere sacrificati da chi fatica ad arrivare alla fine del mese.
La mobilità sostenibile prevale a Bologna (49%) e Milano (48%), mentre il 40% e il 45% avviene in auto e moto a combustione. Percentuali più alte si registrano a Torino (51%), Roma (54%) e Napoli (55%).

La mobility poverty

Le difficoltà nello spostamento spingono gli italiani a rinunciare a opportunità di lavoro (28%), uscite di piacere (25%), visite medica (19%), studio (17%).
Tra i vari tipi di precarietà, il dato che preoccupa maggiormente riguarda il 7% delle persone in condizione di estrema mobility poverty: non hanno mezzi pubblici o in condivisione di prossimità, né la possibilità di acquistare un’auto.

Si trovano in condizioni di precarietà, pur meno estreme, gli intervistati che denunciano un elevato costo del carburante rispetto al reddito (9%), che lamentano l’assenza di alternative all’auto privata e/o l’impossibilità di cambiare il mezzo obsoleto (8%), o che evidenziano elevati costi dovuti alla necessità di percorrere in auto lunghe percorrenze quotidiane (8%).

La mobilità elettrica

Circa il 50% degli italiani desidera acquistare un’auto nuova, di cui il 47% preferisce veicoli tradizionali, il 14% auto elettriche, l’11% ibride ricaricabili (plug-in), il 29% ibride.
Le principali motivazioni chi sceglie veicoli a combustione interna riguardano costi più convenienti (29%), maggiore autonomia (28%), paura di non trovare stazioni di ricarica rapide (24%) e migliori prestazioni (maggiore potenza e accelerazione, 15%). 

Chi preferisce veicoli elettrici è motivato principalmente dalla riduzione dell’impatto ambientale (32%), soprattutto a Bologna (45%) e Napoli (41%).
A seguire, costi operativi inferiori 20%, tecnologie innovative (14%), incentivi fiscali e/o agevolazioni per l’acquisto (13%), timore di non poter circolare ovunque liberamente con le auto tradizionali nel futuro (12%), migliori prestazioni (7%).

Cybersecurity: nel 2023 crescono gli attacchi ai gamer

Nel 2023 la community globale del gaming rappresenta quasi il 40% della popolazione mondiale, oltre tre miliardi di giocatori.
Per questo motivo è diventata un obiettivo allettante per i criminali informatici, che sfruttano questo enorme bacino di utenti per poter accedere, e sottrarre, dati personali e finanziari. I criminali sfruttano infatti gli account gaming per rubare asset di gioco e valuta virtuale, per poi vendere gli account compromessi spesso con valore reale.

Dal 1° luglio 2022 al 1° luglio 2023 Kaspersky ha documentato 436.786 tentativi di violazione di dispositivi mobili, con un impatto su 84.539 utenti. Gli incidenti, invece, hanno interessato 192.456 utenti in tutto il mondo.

File classificati come ‘not-a-virus’ ma in realtà dannosi

In particolare, sono 4.076.530 i tentativi di scaricare 30.684 file unici, ‘travestiti’ dai criminali da giochi popolari, mod, cheat e altri software legati al gaming.
Si tratta di file classificati principalmente come software indesiderati, spesso etichettati come ‘not-a-virus’, come downloader (89,7%), adware (5,25%) e trojan (2,39%).

Il software dannoso e indesiderato spesso si nasconde sotto forma di giochi popolari, diffusi attraverso siti web di terze parti che offrono versioni pirata. Queste pagine ingannevoli mostrano in genere numeri di download inflazionati, inducendo potenzialmente gli utenti a un falso senso di sicurezza.
Tuttavia, cliccando sul pulsante di download si ottiene un archivio che può contenere elementi dannosi o non correlati, che si discostano dal contenuto promesso.

Minecraft è il bersaglio più colpito

Ed è Minecraft il bersaglio preferito dai criminali informatici, responsabile del 70,29% di tutti gli alert.
Nel periodo considerato, le minacce che hanno usato Minecraft come esca hanno colpito 130.619 giocatori in tutto il mondo. Al secondo Roblox, che ha contribuito al 20,37% di tutti gli avvisi e ha colpito 30.367 utenti.Counter-Strike: Global Offensive (4,78%), PUBG (2,85%), Hogwarts Legacy (0,60%), DOTA 2 (0,45%) e League of Legends (0,31%) sono anch’essi tra i principali giochi oggetto di minacce informatiche.

Attenti al trojan SpyNote

Una scoperta degna di nota riguarda la comparsa di SpyNote. Si tratta di un trojan spia distribuito tra gli utenti di Roblox, che offre diverse funzionalità di spionaggio, tra cui keylogging, registrazione dello schermo, streaming video dalle fotocamere del telefono e la capacità di impersonare le applicazioni di Google e Facebook per indurre gli utenti a divulgare le loro password.

Ma continuano a rappresentare una minaccia significativa per i gamer anche il phishing e le pagine di distribuzione contraffatte.
“L’incessante ricerca di dati personali ha portato a un notevole aumento degli attacchi ransomware anche ai gamer professionisti, che hanno bisogno di giocare senza interruzioni – spiega Vasily Kolesnikov, Cybersecurity Expert di Kaspersky -. Questo sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza della sicurezza informatica all’interno della community dei gamer”.

GenZ: poco friendly con economia e finanza, ma sa gestire il denaro

Uno su 5 non pensa a quanti soldi ha a disposizione prima di comprare qualcosa, e l’80% gestisce il denaro in autonomia, ovvero, cifre che vanno dai 500 euro fino a oltre 2.000 euro.

Sono le disponibilità economiche dei giovani della Generazione Z, che sebbene poco ‘friendly’ con le nozioni di finanzia ed economia, nel 12% dei casi ricava guadagni da vincite a scommesse, giochi o lotterie.
È quanto emerge dall’indagine promossa da Esdebitami Retake e condotta da Nomisma sulle abitudini di spesa e la conoscenza delle dinamiche finanziarie dei giovani di età compresa tra 18 e 25 anni.

L’entrata media mensile è 842 euro

Stando all’indagine, in 7 casi su 10 le entrate dei ragazzi non sopperiscono alle loro spese. A supportarle sono i genitori, che però ‘non sempre controllano’ le finanze dei figli.
Considerando la disponibilità finanziaria dei giovani appartenenti alla Gen Z emerge come negli ultimi 12 mesi 8 su 10 abbiano gestito denaro in autonomia, con un’entrata media mensile pari a 842 euro tra stipendio, paghetta e regali.

In particolare, il denaro a disposizione dei giovanissimi deriva da una combinazione di stipendio/proventi da un’attività lavorativa (57%), regali ricevuti (37%), somma fissa elargita dai genitori (32%) e somme di denaro date all’occorrenza (30%).

Difficoltà a rispettare l’equilibrio con le risorse disponibili

L’indagine rileva come nella fascia di età della Gen Z meno del 40% dei ragazzi abbia un’occupazione lavorativa più o meno stabile.
In generale, infatti, il supporto da parte della famiglia rimane elevato per la copertura delle spese mensili.

Il 62% di chi lavora e il 72% di chi non lavora non riesce infatti a far fronte alle spese, anche per una frequente difficoltà a gestire in modo consapevole l’equilibrio con le risorse disponibili.
Diverse, invece, le modalità di approccio alla spesa. Se il 42% dei giovani tra 18 e 22 anni valuta attentamente l’opportunità di fare o meno un acquisto in base alle proprie disponibilità finanziarie, la percentuale scede al 39% nel caso di ragazzi tra 23 e 25 anni.

Fissare un limite di spesa cercando di non superarlo

Un accorgimento usato frequentemente è quello di fissare un limite di spesa giornaliero o settimanale cercando di non superarlo (39% tra 18-22 anni e 42% 23-25 anni).
I dati dell’indagine, riporta Adnkronos, sono stati presentati in occasione dell’evento ‘GenZ e consapevolezza finanziaria tra digitale, tecnologia e new economy’, un’iniziativa promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria del ministero dell’Economia e Finanza.

Mercato Travel in recupero: grazie all’e-commerce superati valori del 2019 

Lo confermano i dati dell’Osservatorio Travel Innovation della School of Management del Politecnico di Milano: il settore dei Viaggi e del Turismo in Italia conferma e accentua la ripresa del 2022. E quest’anno torna a segnare una crescita sul valore assoluto registrato nel 2019, l’ultimo anno prima delle limitazioni agli spostamenti a causa della pandemia.

I dati sono stati presentati durante l’evento annuale dedicato al settore turistico TTG Travel Experience.
Secondo l’Osservatorio a trainare la crescita è ancora l’e-commerce, che raggiunge 16,9 miliardi di euro nel settore trasporti, il 71% della spesa complessiva, e 19,4 miliardi in quello dell’ospitalità, il 54% del totale.

Trasporti a 23,7 miliardi

Nel 2023 il comparto dei trasporti tra online e offline nelle tre componenti incoming, domestica e outgoing vale complessivamente 23,7 miliardi di euro, +41% sul 2022 e +9% sul 2019.
Anche quest’anno l’e-commerce gioca un ruolo primario, crescendo più velocemente del mercato totale (+50% vs 2022 i soli acquisti online) per un totale di 16,9 miliardi.

Se nel 2019 l’incidenza degli acquisti online di comparto era del 55% sul totale, nel 2023 oltre 7 euro spesi su 10 (71%) derivano dal canale digitale. In pratica, gli utenti digitali sono molto più propensi a prenotare attraverso canali diretti che indiretti.

Ricettivo: raggiunta quota 35,8 miliardi

Anche il settore Ricettivo, inteso come somma di alberghiero e extra-alberghiero, è in forte recupero.
Considerando sia i flussi incoming sia quelli domestici nel 2023 il settore raggiunge quota 35,8 miliardi (+11% rispetto al 2022), superando del 7% il livello del 2019, quando il totale del comparto (offline più online) valeva 33,4 miliardi di euro.

In questo contesto l’e-commerce raggiunge 19,4 miliardi di euro (2,9 miliardi in più rispetto al 2022) e continua a crescere a tassi più alti rispetto al totale del mercato, soprattutto nella componente diretta, rappresentando nel complesso il 54% del comparto a valore.

Dati incoraggianti, ma in parte pesa l’incremento dei prezzi

Anche il turismo organizzato conferma la ripresa, sebbene i valori del tour operating (crociere escluse) siano ancora leggermente inferiori al 2019 (-2%).
Le agenzie di viaggio che sono riuscite a superare il periodo pandemico, invece, registrano per il 2023 un +2% del transato rispetto al 2019.

“I dati incoraggianti che possiamo osservare oggi, sebbene risultino in parte drogati da un incremento dei prezzi, soprattutto dei vettori a lungo raggio, derivano dal recupero del turismo incoming e outgoing, oltre che da una parziale ripresa dei viaggi d’affari – commenta Eleonora Lorenzini, direttrice dell’Osservatorio Travel Innovation -. Il canale digitale si dimostra, ancora una volta, un elemento portante, e preferito sia dai viaggiatori sia dagli operatori. Questi ultimi dimostrano anche una decisa sensibilità verso le tematiche sociali e ambientali, che stanno ridefinendo i modelli di business all’insegna della cosiddetta twin transition, dove verde e digitale vanno a braccetto”. 

Smart Home: la spesa per i dispositivi continua a crescere

Nella prima metà del 2023, nonostante il rallentamento della Tecnologia di Consumo, in Italia crescono le vendite a valore dei prodotti smart.
In particolare, secondo i dati GfK, quelle dei Grandi Elettrodomestici connessi (piani cottura, forni, frigoriferi, lavastoviglie, asciugatrici, lavatrici), che segnano un +19,2% rispetto allo stesso periodo del 2022, e dei dispositivi per l’Automazione e la Sicurezza (Lampade led, termostati, visual camera, watertimer, prodotti per il riscaldamento elettrico), che registrano un +12,3%.

Cresce però anche il comparto che include Piccoli Elettrodomestici smart e dispositivi connessi per la Salute e il Benessere (+5,1%), che include prodotti per la preparazione del cibo, misuratori di pressione, friggitrici, prodotti per l’igiene orale, macchine da caffè, pesapersone, aspirapolveri e dispositivi per il trattamento dell’aria.

Boom per lavatrici, condizionatori, asciugatrici intelligenti

In controtendenza lo Smart Entertainment (amplificatori, sistemi audio-video, decoder e video player, ma non le Smart TV) che nel periodo registra un calo delle vendite a valore del -4,6%.

Ma se per alcuni prodotti le caratteristiche di connettività sono ormai particolarmente importanti, tra quelli che hanno visto incrementare maggiormente la quota di modelli smart sul totale delle vendite ci sono le Lavatrici smart. 
Da un peso del 2,5% del totale dei prodotti venduti nei primi sei mesi del 2019 sono passate al 25,4% nello stesso periodo del 2023.
Anche i Condizionatori e le Asciugatrici hanno visto crescere in maniera significativa l’importanza dei prodotti smart, arrivati coprire rispettivamente il 32% e il 43,5% del fatturato.

Digitalizzazione e centralità della casa

Il successo dei dispositivi connessi è un fenomeno che dura ormai da qualche anno. La pandemia da COVID-19 ha portato da un lato a un’accelerazione della digitalizzazione dei consumatori e dall’altro a una riscoperta della centralità della casa.

Due tendenze che hanno portato a un potenziamento della dotazione tecnologica delle abitazioni, diventate sempre più connesse ed efficienti.
Questo trend emerge chiaramente se si confrontano le vendite dei primi sei mesi del 2023 con quelle registrate nello stesso periodo del 2019. La crescita del comparto Smart Home in questo lasso di tempo è del +84,5%.

Risparmio energetico e comodità 

Più di recente, due fenomeni che hanno trainato il successo della Smart Home sono stati la crescente ricerca da parte dei consumatori di soluzioni in grado di semplificare la vita, e l’attenzione al risparmio energetico. 
Se il 41% dei consumatori a livello mondiale è disposto a pagare un prezzo più alto per prodotti che semplificano la vita, l’incremento dei costi dell’energia degli ultimi anni ha portato sempre più persone a cercare soluzioni per contenere i consumi.
In questo senso, il controllo intelligente e da remoto di apparecchi e impianti connessi può aiutare a ottimizzare il proprio consumo energetico.

Con l’Intelligenza artificiale Alexa converserà in modo più “umano”

Alexa, l’assistente tecnologico vocale che trova spazio su milioni di piani cucina di tutto il mondo, sarà presto in grado di interagire con le persone in maniera più naturale. Amazon ha infatti intenzione di potenziare Alexa, il suo servizio vocale basato su cloud, con la tecnologia di Intelligenza artificiale generativa. In questo modo Alexa potrà conversare in modo molto più simile a un essere umano di quanto abbia fatto finora. Lo ha recentemente annunciato l’azienda durante l’evento dedicato alla presentazione dei nuovi prodotti.

L’AI generativa verrà introdotta in tutti i dispositivi, nuovi e già esistenti

Durante l’evento Amazon ha svelato i suoi piani per l’introduzione dell’AI generativa in tutti i dispositivi Alexa, sia quelli nuovi sia quelli esistenti, come gli Echo. Una novità la cui uscita è prevista per l’inizio del prossimo anno. Grazie a una costante ricerca di miglioramenti nelle soluzioni tecnologiche, Amazon sta quindi puntando a rendere Alexa più umana nel modo in cui si esprime, in particolare, introducendo inflessioni emotive nella voce del dispositivo, come risate o cenni di sorpresa.
“Ho sempre sostenuto che Alexa sia la migliore Intelligenza artificiale personale, ma finora è stata un po’ troppo transazionale per i nostri gusti – ha commentato Dave Limp, vicepresidente senior dei dispositivi e dei servizi di Amazon -. Questo era dovuto alle limitazioni della tecnologia, non alla nostra visione. Ora è possibile condurre conversazioni quasi umane con Alexa”.

All’Echo Show 8 la prima dimostrazione dal vivo 

La dimostrazione di queste nuove capacità è stata effettuata sul nuovo Echo Show 8. Durante la presentazione, Dave Limp ha tenuto una conversazione dal vivo con Alexa sul tema del calcio, e il dispositivo ha ricordato la squadra universitaria preferita di Limp senza che il vicepresidente dovesse menzionarla. Il servizio vocale, riferisce Adnkronos, ha anche suggerito opzioni contestuali per la cena durante la visione di una partita con gli amici, e ha generato all’istante un invito per l’evento.

Intanto nel 2023 il valore azionario dell’azienda si impenna

Ma un’ulteriore buona notizia per i clienti Echo è che potranno provare gratuitamente queste nuove capacità conversazionali sui dispositivi che già possiedono, compresi quelli usciti per la prima volta nel 2014. In ogni caso, il fervore per il futuro dell’Intelligenza artificiale quest’anno ha fatto impennare le azioni tecnologiche di Amazon, con l’Indice Nasdaq Composite che nel 2023 ha registrato un aumento del 31%. Tanto che il valore azionario di Amazon quest’anno è aumentato di oltre il 60%.

Produzione industriale: il calo di luglio al – 0,7% è un segnale di allarme

A luglio 2023 l’Istat stima per l’indice destagionalizzato della produzione industriale italiana una diminuzione dello 0,7% rispetto a giugno. Secondo il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso, intervistato da Rai3, il calo della produzione industriale rilevato dall’Istat “è un segnale di allarme”, ritenendo comunque i dati ‘attesi’. Il ministro ha attribuito il declino all’aumento dei prezzi dell’energia deciso da Opec e Russia, la recessione tedesca e il rialzo dei tassi della Bce, che hanno reso più difficile investire per imprese e famiglie.
“Inevitabilmente ci sono contraccolpi sull’economia italiana – ha sottolineato il ministro – e il primo impatto è sull’industria”.

L’indice complessivo diminuisce del -2,1% in termini tendenziali

Al netto degli effetti di calendario, a luglio 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2,1%, dove i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, come a luglio 2022.
Tra i principali settori cresce solo quello dei beni strumentali (+3,0%), mentre calano i beni di consumo (-3,7%), l’energia (-4,0%) e i beni intermedi (-4,5%). Nella media del periodo maggio-luglio il livello della produzione aumenta dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, rileva ancora l’Istat. Mentre l’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+3,7%), e diminuisce per i beni intermedi (-0,5%), i beni strumentali (-1,5%) e per i beni di consumo (-1,6%). 

Quasi tutti i settori sono in flessione, soprattutto legno, carta e stampa

I soli settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). I settori rimanenti sono tutti in flessione, di cui le più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%), e nell’attività estrattiva (-10,1%).

Lievemente positivo l’andamento congiunturale complessivo

“Dopo due mesi di crescita congiunturale l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra, a luglio, una diminuzione, diffusa ai principali comparti con l’esclusione dell’energia – ha commentato l’Istat, come  riporta Adnkronos. -. È, tuttavia, lievemente positivo l’andamento congiunturale complessivo nella media degli ultimi tre mesi. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice generale è in flessione. Guardando ai principali raggruppamenti di industrie si osservano cali diffusi a esclusione dei beni strumentali, più marcati per l’energia e i beni intermedi”.