Le “origini” italiane di Google Maps

Google Maps è ormai diventato indispensabile per lo stile di vita dei nostri giorni, caratterizzato da continui spostamenti per svago o per lavoro. Praticamente è lo stradario 2.0. Non tutti sanno, però, che ha i suoi antenati sono italiani. Alla fine degli anni ‘80, due studentesse dell’università statale di Milano, Marina Bonomi e Marcella Logli, laureate nell’anno accademico 1988-89 e oggi manager affermate, hanno presentato una tesi che partendo dal concetto di ipertesto lo applicava alla componente umana e sociale della città di Milano. IperMilano, questo il nome del progetto, era una sorta di antesignano di Google Maps e di Google Earth, capostipite di una serie di altri progetti realizzati prima su cd-rom, poi attraverso internet, e poi attraverso le piattaforme Ott che oggi utilizzano la realtà aumentata.

Una mappa interattiva della città di Milano

“Lo studio degli ipertesti – racconta Logli in un’intervista alla testata online Giornalettismo – ha dato modo di offrire una sponda alla nostra ricerca. Si poteva mettere insieme testo in sequenza, grazie al linguaggio Hypercard introdotto sul mercato da Apple Computer nel 1987, che aiutava a disegnare pezzi di conoscenze. L’ipermedialità ci consentiva, infatti, di collegare testi, immagini, suoni, video”.
Le laureande hanno quindi immaginato di poter utilizzare questa tecnologia per descrivere la città di Milano. “Avevamo impostato il progetto secondo tre viste – spiega Bonomi -. La prima vista era quella aerea: dall’alto avevi di fatto il menu di tutta Milano (istituzioni, università, teatri, cultura, negozi) ed era correlato alla mappa interattiva. A mio avviso, si può paragonare a quello che oggi rappresenta Google Maps”.

Una sorta di anticipazione del concetto di metaverso

“La seconda vista era quella naturale o a terra: cliccando sulle varie icone che avevamo realizzato, si passava alla videata con le rappresentazioni fotografiche – continua Bonomi -. È un po’ quello che oggi è Google Earth. Poi, c’era la possibilità di passare da un livello concettuale a un altro: le icone, alcune in inglese e alcune in latino, ci permettevano di accedere alle informazioni su quello che si stava vedendo. Si poteva accedere alle informazioni sul Duomo, sui negozi: questa è la iper-realtà, una sorta di anticipazione del concetto di metaverso”.

“Abbiamo costruito con diversi anni di anticipo una realtà virtuale”

Per realizzare IperMilano le studentesse lavoravano nell’ecosistema Macintosh, con gli strumenti all’epoca tra i più avanzati in senso assoluto: Hypercard per realizzare ipertesti con link a testi, suoni e video, il linguaggio di programamzione C++ per la simulazione, ad esempio, dell’espletamento di una pratica burocratica nel comune, e ProLog per creare percorsi cittadini indicando un luogo di partenza e uno di arrivo. Il tutto reso con un’interfaccia grafica user friendly che utilizzava per la prima volta le icone., riporta Adnkronos.
“Abbiamo costruito, con diversi anni di anticipo, una realtà virtuale”, commenta Bonomi. L’elemento nuovo, sottolinea Logli, è stata “sicuramente la riproduzione della realtà artificiale, un preambolo della realtà virtuale”.