Cambio di scenario, nei supermercati più prodotti vegetariani e veg

Da anni ragioni etiche e ambientaliste determinano l’aumento di chi si orienta verso regimi alimentari vegetariani e vegani, oppure, a un regime flessibile in cui lo spazio per i prodotti di origine animale è molto ridotto rispetto a prima. Un’ottica interessante per leggere il nuovo fenomeno è l’analisi dei volantini e dei cataloghi digitali dei supermercati. E osservando l’aumentato spazio dedicato al settore vegan in questi ambiti la ricerca di Tiendeo.it, società che opera nei servizi drive-to-store per il settore retail, ha preso in esame i dati degli ultimi tre anni relativi alle ricerche di carne e di frutta e verdura, oltre a quelle specifiche di prodotti vegani. I risultati della ricerca sono quindi uno specchio della tendenza globale a promuovere un consumo responsabile, recuperando abitudini alimentari che includano alternative vegetariane e al tempo stesso nutritive.

Crescono le ricerche di frutta e verdura

Secondo i dati della FAO, nella seconda metà del XX secolo il consumo di carne si è moltiplicato per cinque a livello mondiale (1950: 45 milioni di t/anno, 2000: 233 milioni di t/anno), ma ora si assiste a un’inversione di tendenza. I consumatori ricercano infatti in modo crescente frutta e verdura. Dall’analisi di Tiendeo.it nel 2021 si registra infatti un aumento del 59% rispetto al 2019. Per quanto riguarda la carne, nel 2020 si registra invece una diminuzione del -7% nelle ricerche dei consumatori, mentre nel 2021 il salto è stato decisamente importante, con un crollo del 38% rispetto ai dati del 2019.

Moltiplicano le offerte di prodotti vegetariani e vegani 

Sono molti i consumatori che introducono alimenti vegetariani e vegani all’interno della propria alimentazione, e i retailer lo sanno. Non a caso nell’intervallo tra settembre 2020 e settembre 2021 la crescita di promo di prodotti vegetariani e vegani all’interno dei volantini dei retailer è del 182%. Sono dati che fanno riflettere, e che stanno portando a uno spostamento degli interessi dei consumatori, dettati soprattutto da scelte responsabili in fatto di consumi e alimentazione. A generare preoccupazioni nei consumatori è soprattutto l’impronta idrica della produzione di prodotti animali, ovvero il volume totale di acqua dolce impiegata per produrre un prodotto, riporta Ansa.

Preoccupa l’impronta idrica della produzione di prodotti animali

Di fatto, l’impronta idrica della carne di manzo è di 15.400 litri per kg, mentre quella del pomodoro è di 200 litri per kg. Secondo l’UNESCO-IHE Institute for Water Education, per produrre un grammo di proteine da carne bovina occorre una quantità di acqua 6 volte superiore a quella necessaria per produrre un grammo di proteine da legumi. Ma non è tutto, perché tutto ciò ha ripercussioni anche sulla deforestazione, la degradazione del suolo e sulle di emissioni di CO2. Per avere un’idea dell’impatto delle nostre abitudini alimentari sulla produzione di gas serra, basti pensare che le principali 20 aziende zootecniche del mondo emettono in totale 932 milioni di tonnellate di CO2, ovvero più di quanto emesso da stati come Regno Unito, Germania o Francia.