Stare bene, una questione vitale

Per poter vivere con pienezza e soddisfazione la propria vita, ‘stare bene’ è una questione vitale.
L’indicatore raccolto nello studio Benessere, elaborato dalla piattaforma Knowledge Building di Eumetra, misura l’andamento relativo al benessere e soddisfazione degli italiani. E nelle rilevazioni degli ultimi due anni, a fronte di una porzione sostanzialmente residuale di popolazione che si dichiara ‘pienamente soddisfatta’ della propria vita, peraltro in ulteriore contrazione, aumenta quella che assegna un valore di soddisfazione alla propria vita appena sufficiente, o al di sotto della sufficienza.
Da oltre due anni stiamo vivendo un periodo funestato da emergenze sanitarie, e di recente, anche belliche, che inevitabilmente hanno inciso e tuttora incidono sulla qualità della vita. 

Più colpita la popolazione femminile

Questa rappresentazione conterrebbe già di per sé indicazioni allarmanti, soprattutto a fronte del prolungarsi e dell’aggravarsi delle emergenze esterne generate nel corso del 2022. Occorre tuttavia approfondire, dal momento che i dati richiedono di prestare attenzione anche alle dinamiche sociodemografiche interne a questo disagio crescente. In primo luogo, il fenomeno risulta colpire in misura più significativa la popolazione femminile, già in partenza meno soddisfatta di quella maschile, che pur in flessione, si stabilizza su valori più alti. In un’ipotesi di proiezione futura che pare probabile, ovvero qualora l’edizione 2022 dello studio confermi la tendenza in atto, sarà necessario fare alcune riflessioni di carattere sociale ed economico.

Un progressivo ‘affaticamento’ per i 35-55enni

La fascia di popolazione che risulta particolarmente interessata da questo progressivo ‘affaticamento’, è quella di età tra i 35 e i 55 anni, che registra in assoluto i valori peggiori di soddisfazione per la propria vita. Proprio quella che idealmente dovrebbe corrispondere a individui dalla massima capacità produttiva, reddituale, e di spesa. Al contrario, i più giovani e i meno giovani, in questo momento complicato, attribuiscono alla loro vita un livello di soddisfazione maggiore rispetto a quello assegnato da chi si trova nel ‘cuore’ della propria vita. Pur attraversando per ragioni totalmente diverse stagioni della vita caratterizzate da un’elevata incertezza nel futuro (per i più giovani difficoltà relazionali, e per i più anziani, problemi di salute), mostrano più resilienza rispetto alla fascia centrale di età.

Quando mancano le condizioni per vivere il presente e progettare il futuro

Si tratta di segnali di disagio crescenti, e rispetto ai quali si possono certamente ipotizzare diverse determinanti per le quali, allo stesso tempo, non sembrano disponibili almeno nell’immediato risposte o soluzioni dirette. Ecco perché Eumetra ha iniziato a ragionare dell’importanza dello stare bene.
‘Sentire’ di disporre al massimo delle proprie risorse, mentali, fisiche, affettive, sociali, e lavorative, è condizione per vivere il presente e progettare il futuro liberamente, secondo le legittime aspirazioni e negli ambiti concessi dalle situazioni individuali. Una condizione che riguarda tutti e allo stesso tempo ognuno, secondo le proprie individualità, situazioni, reazioni soggettive al contesto, ed è condizione esistenzialmente critica. Si fa cioè più importante, ma più complicata, in epoche caratterizzate da continue emergenze.